Ci sentiamo impotenti quando
fatti come questo ci toccano da vicino, quando la vittima era a noi conosciuta,
come lo era Robertino. Anche se le motivazioni che abbiamo possono essere
valide, come quella che non voleva sottoporsi a terapie, noi tutti in parte
siamo responsabili; forse quello che abbiamo fatto per lui è stato poco, avremmo
dovuto stargli più vicino, insistere di più e convincerlo a accettare un
processo di riabilitazione proposto in diverse occasioni, ma lui era così, …
testardo; voleva sentirsi libero di fare quello che voleva, di bere o non bere,
di stare nella panchina o andare a coricarsi in uno dei suoi rifuggi.
E’ vero, non voleva essere privato della sua libertà! E’ morto oggi, ma era morto già da prima, da quando è finita in lui la speranza di vivere, quando si è rifugiato nell'alcool, nell'oblio e nell'abbandono del suo Essere, perdendo la dignità!
E’ vero, non voleva essere privato della sua libertà! E’ morto oggi, ma era morto già da prima, da quando è finita in lui la speranza di vivere, quando si è rifugiato nell'alcool, nell'oblio e nell'abbandono del suo Essere, perdendo la dignità!
Facciamo in modo, che non accadano
più disgrazie come questa, anche se una persona si lascia andare all'abbandono e
al degrado, come nel caso di Robertino.
Ginetto Mattana
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